Le bombe israeliane cadono di nuovo sulla Striscia di Gaza, un’altra notte da incubo dopo una settimana e poche ore di relativa pace.
I negoziati in corso al Cairo sono saltati, anche se non ufficialmente chiusi: quando un accordo per una tregua prolungata sembrava a portata di mano, tre razzi sono caduti in territorio israeliano ed è immediatamente partita la replica dell’aviazione con la stella di David: un raid, il primo, che colpiva basi di movimenti non allineati ad Hamas, che veniva poi però accusata di aver rotto la tregua. Da parte sua, il movimento al governo nella Striscia di Gaza smentiva di aver sparato quei primi tre razzi e accusava Israele di aver violato i patti.
Da lì in poi nuova escalation, di razzi e di bombe, nuovi raid aerei, una nuova conta dei morti: una bambina di tre anni, una donna, e poi altri, e decine di feriti.
A Gerusalemme si tornava a sentire l’urlo delle sirene, anche a Tel Aviv era di nuovo corsa verso i rifugi, nel giro di poche ore da Gaza venivano sparati decine di razzi, questa volta rivendicati da Hamas in ritorsione alle incursioni aeree, razzi in buona parte intercettati dal sistema anti-missile, altri caduti in zone inabitate, almeno uno colpiva, una persona è rimasta ferita.
Tra sirene ed esplosioni, il dialogo cessa: ma fonti egiziane fanno sapere che il negoziato non è da considerarsi chiuso, nemmeno se le delegazioni hanno lasciato il Cairo, i negoziatori palestinesi accusano l’intransigenza di Israele e dicono di aver appena presentato una nuova bozza, Israele accusa l’inaffidabilità dei palestinesi.