Le operazioni dell’esercito iracheno per mettere in salvo decine di migliaia di yazidis rifugiati tra le montagne attorno a Sinjar, nell’estremo Nord-Ovest dell’Iraq, procedono come una goccia d’acqua nel deserto dell’avanzata jiahdista nel Paese.
La causa degli Yazidis, popolazione curdofona non musulmana sorpresa dall’avanzata dei militanti dello Stato Islamico, era stata perorata in Parlamento a Baghdad dalla deputata Vian Dakheel, rimasta ferita nello schianto al suolo di uno degli elicotteri dell’esercito iracheno impegnati nella missione umanitaria cui daranno appoggio anche gli Stati Uniti.
La fuga in massa dal conflitto tra truppe di Baghdad e i militanti sunniti del Califfato è il simbolo del rischio disgregazione dell’Iraq e allo stesso tempo della posizione limite del Kurdistan iracheno che a partire dal caos attuale potrebbe accelerare il proprio distacco dal Paese e contribuire a ridisegnare la mappa dei confini risalenti all’epoca coloniale.
Intanto a pagare il prezzo del conflitto sono le schiere di rifugiati accolti dalla Chiesa caldea di Saint Joseph a Erbil: curdi, cristiani, yazidis.