C‘è un dramma nel dramma della tragedia irachena, quello degli Yazidi. Si tratta di una minoranza religiosa considerata apostata dagli integralisti di Isis e per questo perseguitata.
La scelta loro posta è una: convertirsi all’Islam o essere uccisi.
Centinaia sono già stati giustiziati. Per sfuggire alle persecuzioni molti hanno cercato rifugio in Siria ma sono stati rimpallati dalle autorità locali e respinti in Iraq.
Un mare di persone che non è protetta da nessuno. L’offensiva curda e statunitense ha permesso a circa 20.000 persone di sfuggire dall’assedio a cui erano sottoposte nella città di Senjar, al nord. Per chi è fuggito però, i mezzi scarseggiano: “Ho messo due figli su di un auto e sono tornata a prendere questo”,dice una donna, “ma la macchina era già partita. Per questo me la sono dovuta fare a piedi. Non so se rivedrò più i miei altri figli o mio marito”.
Una tragedia umanitaria peggiorata dal forzato rientro in Iraq di queste persone dato che Damasco non è al momento in condizione di offrire aiuto ai rifugiati e li ha rispediti nelle fauci di chi vorrebbe sterminarli.