Dopo nove giorni di raid di Tsahal sulla Striscia di Gaza i morti sono 205: 204 palestinesi e un israeliano. Le poche ore di tregua di ieri sono ormai un ricordo. I soldati con la stella di Davide continuano anche a distruggere le case di palestinesi sospettati di sostenere Hamas. Tra le abitazioni rase al suolo anche quella dell’ex ministro degli Esteri Mahmoud al-Zahar.
Con un lancio di volantini Israele ha invitato centomila palestinesi a lasciare le proprie case per non restare coinvolti nei raid. Ma solo pochi si muovono: tra gli abitanti di Gaza, da anni rinchiusi in una prigione a cielo aperto, prevale la disperazione.
“E’ una situazione miserabile. I bambini hanno paura, è terribile. Anche io ho tanta paura che non riesco a parlare”.
“Stiamo impazzendo tutti. Ogni notte i miei figli piangono: i piccolini, le ragazze, tutti piangono. Non possiamo andare avanti così con questa situazione terribile. Spero che Dio faccia finire questa guerra. Siamo bloccati nel mezzo, gli arabi che ci ignorano da una parte e gli ebrei che ci attaccano dall’altra”.
Intanto, a Tel Aviv il sistema protettivo antimissile continua a neutralizzare i razzi palestinesi, dando buona prova di sè. Tanto buona da aver convinto Washington ad aumentare il contributo statunitense al progetto portandolo da 235 a 351 milioni di dollari all’anno.