Tutto risale al 2007, alla corsa vittoriosa che portò Nicolas Sarkozy all’Eliseo. Un exploit che oggi l’ex presidente francese rischia di dover pagare con gli interessi.
Il sospetto di un traffico di influenze illecite è emerso a margine di un’inchiesta sul finanziamento di quella campagna elettorale, dietro la quale – secondo gli inquirenti – c’era Muammar Gheddafi. La visita del leader libico a Parigi, qualche mese soltanto dopo l’elezione di Sarkozy, non passò inosservata. Era la prima a riabilitare l’immagine di Gheddafi in Occidente dopo gli anni Ottanta.
Nel 2011, poco prima dell’intervento militare che portò alla caduta del colonnello, è lo stesso Gheddafi a dire di aver versato mazzette a Sarkozy. Dichiarazioni ribadite a euronews dal figlio del rais, Saif al-Islam Gheddafi, in un’intervista a Tripoli: “Prima di tutto, Sarkozy deve restituire i soldi che ha accettato dalla Libia per finanziare la propria campagna elettorale – diceva Saif – siamo noi ad aver pagato quella campagna e ne abbiamo le prove. Siamo pronti a rivelare tutto, conti bancari, documenti, operazioni di trasferimento. Tra poco renderemo tutto pubblico”.
I magistrati che indagano sulla vicenda mettono sotto ascolto Sarkozy e il suo avvocato, Thierry Herzog. Sono quelle intercettazioni che portano a formulare l’ipotesi di traffico di influenze e violazione del segreto di istruzione. Tramite Herzog, l’ex presidente francese avrebbe tentato di ottenere informazioni su procedure giudiziarie che lo vedevano coinvolto. L’informatore sarebbe il giudice Gilbert Azibert, amico di Herzog, convinto con la promessa di un incarico di prestigio.
E’ il sito Mediapart a pubblicare il contenuto di quelle intercettazioni, a cui gli inquirenti sono giunti dopo aver scoperto che Sarkozy usava un’utenza intestata a un prestanome per le chiamate riservate.
“Da quando Sarkozy ha lasciato l’Eliseo, ha messo in piedi una specie di potere ombra, una rete di informatori, collocati nei vari apparati dello Stato – afferma Fabrice Arfi, redattore di Mediapart – Non si tratta solo di qualche persona, ma di molte, che gli hanno permesso di essere informato sulle indagini in corso: e non lo ha fatto tanto per fare, ma per intralciare il corso della Giustizia”.
Oltre all’inchiesta sulle mazzette libiche e sul traffico di influenze, altri filoni di indagine incombono sull’ex presidente, proprio quando se ne attendeva il ritorno nell’arena politica.