Ora che il fuoco sacro dei mondiali ha conquistato gli animi, nella fase centrale della competizione, le proteste in Brasile non hanno la stessa imponenza che avevano ancora fino a poche settimana fa. Ma la marcia silenziona di un centinaio di persone a Copacabana per denunciare le politiche del governo e protestare contro l’organizzazione dei giochi ha un alto valore simbolico.
“Non si vede nessuna politica a lungo termine per l’educazione, per la salute e i diritti umani oggi in questo Paese” afferma uno dei manifestanti. “E siamo stanchi. Tutte le fasce sociali: la classe media, i meno abbienti. Siamo stanchi. Non si tratta solo del governo. Siamo stanchi in generale delle politiche che si fanno in questo Paese”.
“La gente ha il diritto di dire la sua. Ecco perchè siamo qui. Per denunciare l’oppressione di cui siamo vittima” dice una donna che partecipa alla marcia.
La bocca coperta a mo’ di bavaglio, i dimostranti hanno denunciato la repressione delle forze dell’ordine contro le manifestazioni che hanno carattarizzato i preparativi e l’arrivo dei Mondiali. Su molti dei cartelli portati in corteo erano scritti i nomi delle vittime della repressione della polizia nelle favelas di Rio.