In Egitto i giudici hanno confermato la condanna a morte di oltre centottanta simpatizzanti dei Fratelli Musulmani e del loro leader, Mohammed Badie.
La sentenza è stata emessa a Mynia – a circa duecentocinquanta chilometri a sud de Il Cairo – teatro nel 2013 dell’assalto al commissariato per cui erano state accusate quasi settecento persone, in un processo di massa controverso.
Alcuni degli imputati sono stati condannati a pene tra i 15 e i 25 anni di carcere, mentre gli altri sono stati assolti. Per alcuni parenti, una buona notizia: “È una decisione imparziale – dice un uomo – , è la decisione giusta, viva al-Sisi”
Alcuni degli avvocati degli imputati hanno già annunciato ricorso per una senzenza criticata da molti, a iniziare dai parenti: “Questa decisione è ingiusta – dice uno di loro -, Dio sa bene quanto sia ingiusta, è ingiusta”.
Amnesty International chiede l’annullamento delle condanne, che rappresentano l’ultimo colpo inflitto alla fratellanza dalla deposizione di Mohamed Morsi lo scorso luglio:
“I sentimenti tra i parenti sono contrastanti – dice il corrispondente di euronews Mohammed Shaikhibrahim -, alcuni hanno accolto con favore la decisione e la considerano una decisione corretta attesa da tempo, altri invece si sentono tristi e arrabbiati, la considerano una decisione politica”.