La battaglia per Baiji è ormai anche mediatica. In mattinata il governo iracheno ostentava sicurezza, parlando di situazione tornata alla normalità.
Poi contraddittorie testimonianze, secondo cui i jihadisti manterrebberoancora il controllo di vaste aree della raffineria.
Seguito alla rapida avanzata degli scorsi giorni, l’attacco all’impianto di Baiji desta ora il timore che nelle mani dell’ISIL possano cadere importanti risorse strategiche.
Da qui la chiamata alle armi di Baghdad e un appello al reclutamento dei volontari, che non manca però di mettere in luce profonde spaccature in seno al Paese. Nelle stesse ore in cui il premier Al-Maliki prometteva infatti di retribuire chi avesse imbracciato il fucile, a mobilitare gli sciiti era piuttosto l’appello lanciato da un ayatollah apertamente critico nei suoi confronti.
“Mi sono unito a questo distaccamentoe oggi sono qui ad addestrarmi – spiega uno dei volontari -, per rispondere all’appello lanciato dal grande Ayatollah Al-Sistani. Compiremo il nostro dovere e serviremo gli interessi del popolo iracheno”.
Scoperchiato dall’offensiva dell’ISIL, il vaso di Pandora delle divisioni interne si arricchisce intanto della ritrovata voce del cosiddetto Esercito di Naqshbandi, gruppo baathista, guidato dall’ex numero due di Saddam Hussein.