Baghdad ha chiesto a Washington di bombardare i miliziani dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante. La Casa bianca starebbe studiando
diverse opzioni, l’unica possibilità finora esclusa, è quella dell’invio di truppe sul campo.
Il premier iracheno Nouri Al Maliki, ha fatto un’ammissione parziale di responsabilità, per quanto sta avvenendo. Ha parlato di una minaccia diretta alla sicurezza e alla stabilità del paese, dovuta anche alle mancanze della classe politica.
La strategia dei guerriglieri estremisti sunniti sembra essere quella di attaccare il cuore del paese, la sua ricchezza in petrolio. Da qui, l’assalto alla più grande raffineria, a Beiji, a nord di Baghdad.
Le forze leali al governo avrebbero invece riconquistato un’area a nord di Falluja e i dintorni di Kirkuk. Qui a battersi sono soprattutto i peshmerga curdi, che sembrano, per ora, le forze più organizzate nella controffensiva. L’esercito reoglare iracheno ha subito diversi rovesci ed è stato costretto varie volte alla fuga.