Squali: 100 milioni uccisi ogni anno dall'uomo

2014-06-10 74

Avete paura degli squali? È comprensibile. Hanno una cattiva reputazione e vengono descritti come violenti e sanguinari.

La vasca “delle carezze” è diventata una delle principali attrazioni del Museo Oceanografico di Monaco. Lo scopo dell’operazione è mostrare al pubblico che il mondo degli squali conta una grande varietà di specie. Ce ne sono alcune più aggressive, ma la maggioranza non costituisce un pericolo per l’uomo.

Robert Calcagno, direttore del Museo, racconta: “Gli squali sono esseri fragili perché sono dei superpredatori, sono in cima alla catena alimentare e la natura non ha previsto che vengano cacciati. Per 450milioni di anni si sono organizzati per essere performanti nella caccia e non nella difesa. La maggior parte degli animali sono in grado di riprodursi velocemente. Non è il caso degli squali. Nascono pochi cuccioli per ogni deposizione di uova. La maturità sessuale avviene dopo molti anni, dieci o quindici anni in alcuni casi. La specie non ha previsto la presenza di suoi predatori”.

Un quarto dei 500 tipi di squalo conosciuti è a seria minaccia di estinzione.

“In un anno nel mondo meno di dieci persone sono state uccise dagli squali, mentre i coccodrilli uccidono più di 2mila persone, i serpenti 100mila e le zanzare 800mila. Se si guarda l’altra faccia della medaglia, l’uomo uccide 100milioni di squali ogni anno”, dice Calcagno.

Per contrastare l’immagine negativa dello squalo, il Museo ha fatto appello all’arte.

La mostra “Sharks and humanity”, “Gli squali e l’umanità”, riunisce le opere di dieci artisti cinesi. È stata realizzata grazie al filantropo George Wong e l’ONG Wild Aid”.

Sui 100 milioni di squali uccisi ogni anno, 60 arrivano in Asia per insaporire la zuppa di pinne di squalo.

Uno degli artisti impegnati nell’esibizione, Zou Liang, dichiara: “Non è nostra intenzione vietare questo uso, lanciamo piuttosto un allarme. Non sosteniamo il divieto di mangiare pinne di squalo ma diciamo che bisogna mettere un limite al consumo che è diventato smisurato. Non possiamo danneggiare la catena alimentare dello squalo. Il numero degli esemplari si è ridotto enormente. Personalmente non mangerò più le pinne”.

Grazie anche a campagne di sensibilizzazione, come quella portata avanti dalla ong Wild Aid, la richiesta di questo cibo comincia a diminuire in Cina.

“Gli squali sono al vertice della piramide alimentare nell’oceano. In questa posizione essi regolano gli equilibri della catena. Mangiano gli animali malati. Se gli squali scompaiono, è verosimile che nei nostri oceani si verifichino totali squilibri, che progressivamente portano al proliferare di alghe e meduse”, conclude il direttore del Museo.

La mostra sarà a Pechino nel 2016.

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