Un servizio in onda nel TG2 del 3 giugno 2014 racconta la storia di Vincenzo, il papà di Giulio. In questa storia di successo troviamo la conferma che i genitori che studiano l'autismo in generale, oltre ad essere i massimi esperti dell'autismo del loro figlio, rappresentano senza dubbio i migliori supporti per per l'abilitazione possibile dei loro figli. Ciò è possibile solo se le istituzioni, in questo caso la scuola, diventano permeabili alle famiglie scrollandosi di dosso schemi burocratici che impediscono questi processi e successi.
Una buona legge sull'autismo prevede senz'altro la possibilità di permettere ad un genitore di diventare l'insegnate di sostegno del proprio figlio. Per diventarlo dovrebbe essere sufficiente aver conseguito un diploma di Scuole Superiore di Secondo Grado, almeno per la frequentazione alle scuole Primarie (elementari), delle Secondarie di Primo Grado (medie) e delle Secondarie di Secondo Grado (superiori).
Il Genitore di sostegno a scuola porterebbe a molteplici effetti positivi fra cui la possibilità di avere un sostentamento economico da parte della famiglia che, diversamente, sarebbe costretto a scegliere se lasciare il lavoro per dedicarsi al figlio o dedicarsi al lavoro per avere un sostentamento economico trascurando però il ragazzo disabile.
Inoltre gli permetterebbe di lavorare con il proprio figlio rappresentando, per lui, il miglior mediatore alla comprensione.
Non sarebbe necessaria per l'insegnate la formazione professionale sull'autismo.
Infine si creerebbe una simbiosi lavorativa fra lo studente ed il lavoratore nei giorni di ferie, di assenza per malattia o vacanza, che sarebbero gestiti quasi in automatico.
Si tratta di un'idea semplice e geniale allo stesso tempo. Con un po' di elasticità e qualche accorgimento si può realizzare.
Visti i recenti casi di maltrattamenti inferti da insegnati nei confronti dei ragazzi autistici molti genitori sarebbero sicuramente propensi ad aderire.
Le istituzioni saranno allo stesso modo propense?