Jos, Nigeria centrale. Un’autobomba esplode all’ora di punta in un affollatissimo mercato. Trenta minuti prima un’altra deflagrazione aveva fatto strage nella vicina stazione degli autobus. Il bilancio del doppio attentato è di oltre 120 vittime, 200 secondo i media locali che citano fonti ospedaliere. Centinaia i feriti.
Questa volta i terroristi hanno usato camion carichi di esplosivo. Non sembrano esserci dubbi sulla matrice dell’attacco, riconducibile a Boko Haram.
L’attentato di Jos è il segnale che l’offensiva degli estremisti si sta espandendo dagli Stati del Nord-Est al centro del Paese e arriva nel giorno in cui il parlamento di Abuja decreta il prolungamento di altri sei mesi dello stato di allerta imposto un anno fa nelle regioni di Yobe, Adamawa e Borno, lo stesso in cui a metà aprile sono state rapite oltre 200 liceali.
Il sequestro delle studentesse ha spinto i capi di Stato di Nigeria, Niger, Ciad e Camerun a schierare 5 battaglioni militari per combattere i ribelli islamisti.
Il governo nigeriano ipotizza che le ragazze non siano nascoste nelle boscaglie di Sambisa, ma siano state divise in gruppi e sparpagliate in tutto il paese.