Turchia, scoppia la protesta a Soma: scontri con la polizia

2014-05-16 9

Cannoni ad acqua, lacrimogeni, proiettili di gomma: la polizia turca ha usato la mano pesante contro una decina di migliaia di persone che protestava contro il governo a Soma, teatro del più grave incidente industriale nella storia della Turchia moderna.

I manifestanti hanno risposto lanciando pietre e naturalmente non sono mancati i feriti: almeno cinque, tra cui due agenti.

Con l’aggravarsi del bilancio della tragedia mineraria – le vittime confermate sono ormai 284 e alla fine potrebbero superare le 300 – la rabbia della popolazione sta lievitando.

Il primo ministro Erdogan, che a Istanbul ha partecipato alle preghiere del venerdì, ci ha messo del suo per esasperare gli animi. Oltre ad aver definito comuni gli incidenti come quello di Soma, si è presentato alla moschea insieme al suo consigliere personale, lo stesso immortalato mentre prendeva a calci un manifestante.

Ma, al di là dell’episodio in sé, sono i legami privilegiati tra il governo e i proprietari privati delle miniere a far discutere. Che i magnati del carbone sacrifichino la sicurezza dei minatori ai profitti e che l’esecutivo chiuda un occhio è qualcosa di più che un semplice sospetto.

Aykut Baglan, residente di Soma, dice che preferirebbe essere morto. Non dorme dal giorno dell’incidente: “Non so più nemmeno dove sono”, ammette.

Uno sconcerto diffuso in questa regione, dove lavorare in miniera è stata, per molti, una scelta quasi obbligata.