I referendum separatisti in Ucraina orientale e le tensioni tra Occidente e Russia spingono al rialzo l’oro.
Lunedì il prezzo del più classico tra i beni-rifugio è salito fino a toccare quasi i 1.300 dollari l’oncia, sostenuto anche dalla debolezza del dollaro.
Gli analisti, ad ogni modo, non prevedono nuove impennate, a meno che Stati Uniti ed Unione europea non decidano di imprimere un’accelerata alle sanzioni economiche.
Lo stallo con Mosca ha contribuito a far riemergere il metallo prezioso dai minimi sui quali si era posizionato ad aprile, affiancato in questo dal progressivo taglio degli stimoli economici da parte della Federal Reserve.