All’indomani dell’incontro tra governo e pretendenti alla “mano” di Alstom, il suo ramo energetico, in Francia infuria il dibattito: quali le ricadute occupazionali di una spaccatura del gruppo ingegneristico francese?
Dopo l’Eliseo, che ha messo posti di lavoro e interessi strategici nazionali in cima alle priorità del governo, la domanda se la sono posta anche le varie sigle sindacali, che hanno organizzato una serie di manifestazioni fuori dalle sedi dell’azienda.
Di fronte all’americana General Electric e ai tedeschi di Siemens, l’azienda francese (93mila dipendenti in tutto il mondo di cui 18mila nell’esagono) appare come una preda appetitosa, in particolare viste le difficoltà economiche in cui si trova.
“Che il cacciatore sia statunitense o che sia tedesco – commenta amaro Christian Garnier della Confédération générale du travail – entrambe le offerte significheranno la scomparsa del gruppo, la sua disintegrazione e un avvenire più che incerto per i suoi dipendenti e le sue attività”.
Al ministero dell’Economia francese assicurano che Alstom non finirà preda di nessuno, non confermando ma nemmeno smentendo l’opzione estrema della nazionalizzazione o di un’entrata nel capitale di Alstom.
Questo martedì il ministro Arnaud Montebourg ha ricevuto a Bercy le principali sigle sindacali, ripetendo in maniera spazientita alla stampa il concetto già espresso nei giorni scorsi: “Prenderemo le misure necessarie per difendere gli interessi del nostro Paese”.
L’offerta di General Electric, oltre 10 miliardi di euro, piace agli analisti a causa della minore sovrapposizione con le attività degli americani e all’amministratore delegato di Alstom, Patrick Kron, perché lascerebbe l’azienda più libera di svilupparsi nel settore ferroviario.
Quella di Siemens, inferiore ma che comprende anche la cessione delle attività in campo ferroviario, è la preferita del governo, perché creerebbe due giganti franco-tedeschi sul modello di Airbus, uno dell’energia e uno dei trasporti ferroviari.
Parigi, ad ogni modo, ha detto ad Alstom di prendersi un mese di tempo per decidere.