La riconciliazione tra Fatah e Hamas ha fatto storcere il naso alle diplomazie internazionali, che classificano il movimento guidato da Ismail Haniyeh come terrorista. “Può complicarsi il processo di pace” ha detto la portavoce del dipartimento di Stato americano Jennifer Psaki.
Israele è su tutte le furie. Incontrando il ministro degli Esteri austriaco, Sebastian Kurz, il premier Benjamin Netanyahu ha commentato così:
“Stiamo provando a rilanciare i negoziati con i palestinesi. Ogni volta si arriva a questo punto, Abu Mazen si fissa su ulteriori condizioni che sa che Israele non può concedere. Così, invece di fare la pace con Israele, fa la pace con Hamas. Deve scegliere. Vuole la pace con Hamas o con Israele? Una esclude l’altra”.
Di tutt’altro avviso la gente intervistata in strada, dopo la firma dell’accordo, sia in Cisgiordania che nella striscia di Gaza.
“Sinceramente – dice un uomo a Ramallah – sono felice della riconciliazione e spero che continuino a unire la nostra Patria e che mettano fine alle sofferenze del popolo palestinese a Gaza e in Cisgiordania”.
“Aspettavamo questo momento e la riconciliazione da tanto tempo” gli fa eco un giovane a Gaza City. “Eravamo divisi in due Stati, uno a Ramallah e uno a Gaza. Non è giusto. Noi siamo un popolo”.
Le parti si sono accordate per formare entro cinque settimane un governo ad interim. In passato ci sono già stati riavvicinamenti tra il movimento di Mahmud Abbas e quello di Haniye, che si sono arenati di fronte a posizioni inconciliabili.