A Kiev, il governo ad interim dice di non farsi troppe illusioni sull’esito del piano messo a punto a Ginevra per disinnescare la tensione in Ucraina orientale.
L’operazione militare contro i ribelli dell’est prosegue, dunque, nello stesso tempo, però, il premier Arsenii Yatseniyuk e il presidente ad interim Oleksandr Turchynov promettono una riforma
costituzionale che rafforzerà i poteri delle regioni:
“Il nostro esecutivo – ha detto Yatsneniyuk – è pronto a varare una vasta riforma costituzionale che rafforzerà i poteri delle regioni. concederemo uno statuto speciale alla lingua russa”.
Nelle regioni russofone dell’est, però, in pochi sono pronti a credere a queste promesse, visto che, dopo la fuga del presidente Yanukovitch, uno dei primi atti degli insorti in Parlamento è stato proprio quello di togliere al russo lo status di lingua ufficiale.
I filorussi insistono nel chiedere un referendum per definire il futuro delle regioni di Donetsk e Lugansk, senza escludere l’annessione alla Russia.
La situazione in Ucraina continua dunque a essere tesa, e la crisi appare tutt’altro che risolta.