Il capitano del traghetto Sewol non era al timone al momento dell’incidente, ha ritardato l’ordine di evacuazione e ha abbandonato la nave per primo. Di fronte alle ultime rivelazioni degli inquirenti sulla imbarcazione affondata mercoledì al largo delle coste sudcoreane scoppia la rabbia dei genitori degli oltre 350 studenti che erano a bordo.
Mentre il numero dei morti accertati sale a 28 e mancano all’appello ancora 268 persone, emerge che il traghetto era timonato da un giovane ufficiale.
Le cause dell’incidente non sono ancora state chiarite. Molti passeggeri hanno detto di aver sentito un forte rumore, dopo il quale la nave si è fermata di colpo.
Sui media di Seul spunta il paragone tra Lee Jun-seok, 69 anni, e il comandante Francesco Schettino. L’ufficiale sudcoreano, denunciano i parenti dei dispersi – la gran parte di loro studenti delle scuole superiori in gita – si sarebbe messo in salvo sulla prima imbarcazione di soccorso arrivata.
“Il capitano avrebbe dovuto lasciare il traghetto alla fine, ma non lo ha fatto – ricorsa Musun, un monaco buddista – Forse era sotto shock, ma è insopportabile pensare che il capitano abbia abbandonato la nave così presto”.
L’equipaggio ha avuto l’ordine di abbandonare la nave malgrado le centinaia di passeggeri a bordo.
“Se il comandante avesse agito correttamente, molti ragazzi si sarebbero salvati – dice lee Yong Soon, parente di un disperso – Fa male. Davvero male”.
In base alle testimonianze, l’ordine era quello di restare nelle cabine. La nave però è affondata in appena due ore e molti passeggeri sarebbero rimasti intrappolati nello scafo.