Far scendere la tensione in Ucraina orientale, ridurre la violenza. L’accordo raggiunto ieri a Ginevra mira prima di tutto a questo, tramite un processo di riforme costituzionali a lungo termine che sia soddisfacente per tutte le parti in causa.
Il piano prevede, tra l’altro, l’amnistia per dimostranti e insorti, il disarmo delle milizie, lo sgombero degli edifici occupati.
I russi devono fare la loro parte avverte il presidente degli Stati uniti:
“I russi hanno firmato – ha dichiarato Barack Obama – E adesso la domanda è: la loro influenza, che finora è stata usata in modo distruttivo, verrà dispiegata per riportare l’ordine, in modo che l’Ucraina possa indire elezioni e iniziare il percorso verso la decentralizzazione che i russi stessi hanno proposto?”
Per Mosca non ci sono problemi, secondo il ministro degli esteri Serguei Lavrov, l’obiettivo russo è proprio quello di rimettere ordine nel paese:
“In principio la nostra posizione è che l’Ucraina torni alla situazione in cui tutti, senza l’esclusione di nessuna regione, possano vivere nel rispetto delle leggi che caratterizzano una società civilizzata. Solo le forze di sicurezza, la polizia e l’esercito devono possedere armi. E le armi devono essere usate in accordo con le leggi internazionali e non contro il popolo ucraino”.
Il documento uscito dal negoziato di Ginevra fra Russia, Stati uniti, Unione europea e Ucraina invita anche al dialogo nazionale, ma il governo di Kiev si riserva ancora un margine di azione:
“Le operazioni anti-terrorismo per ora continuano – dice il ministro degli esteri ucraino Andriy Deshchytsia – La loro durata dipenderà da come gli estremisti risponderanno a questo accordo e se ne rispetteranno le condizioni e da quanto tempo impiegheranno per evacuare i palazzi occupati”.
Il nostro inviato Sergui Nykyforov ha colto a Ginevra un clima costruttivo:
“La trattativa si è conclusa e, per la prima volta dall’inizio della crisi ucraina, sembrano esserci dei risultati concreti. Restano parecchi problemi irrisolti, ma sarà possibile cominciare ad affrontarli
una volta cessata la violenza”.