La prima arma russa per mettere in un angolo l’Ucraina non è nell’esercito, ma negli uffici di Gazprom. Due aumenti in pochi giorni del prezzo del gas, da 268,5 a 485 dollari per mille metri cubi rischiano di metterla definitivamente in ginocchio.
Il presidente di Gazprom Alexei Miller sostiene che “11,4 miliardi di dollari è la somma che il governo russo non ha ricevuto, che manca al bilancio. La Russia stava pagando per la flotta sul Mar Nero, in vista di un prolungamento degli accordi. È così, la Russia stava anticipando dei soldi”.
Le intese sono state annullate e, di conseguenza, anche gli sconti da 100 dollari ogni mille metri cubi che esse garantivano. Il colosso del gas lamenta, inoltre, di non aver ricevuto alcun pagamento per le forniture di marzo. Secca la replica di Kiev.
“È un prezzo – ha affermato il premier Arseny Yatseniuk – che non ha basi economiche, ma politiche. La Russia non è riuscita a invadere l’Ucraina militarmente e ora fa pressione utilizzando il gas, invadendo l’Ucraina sotto il profilo economico”.
L’unica salvezza per l’Ucraina potrebbe arrivare dal ricevere flussi inversi dai tubi che usualmente portano il gas nei Paesi occidentali. Una soluzione che potrebbe presentare, però, anche complicazioni tecniche. “Non è difficile capire che il sistema di trasporto del gas dell’Ucraina è stato progettato per funzionare in una sola direzione, non esistono le capacità per la realizzazione fisica di forniture inverse” ha detto Miller.