A Tripoli, in Libano, interviene l’esercito. I militari hanno schierato carri armati per far cessare le violenze fra gli abitanti di due quartieri rivali. La città da mesi è martoriata da scontri legati alla guerra nella vicina Siria. Gli abitanti di Bab al-Tabbaneh, in maggioranza sunniti, sostengono i ribelli siriani mentre quelli di Jabal Mohsen, alawiti, sono al fianco di Bashar al Assad.
“Qui – dice Abdul Kader Hamze, residente di Bab al-Tabbaneh – la gente è stanca degli scontri e dei bombardamenti. Non vogliamo più vedere case in fiamme e famiglie che devono andarsene perché la situazione finanziaria è pessima. Non vogliamo che la nostra gente debba vivere quello che i siriani stanno vivendo”.
Una stanchezza condivisa anche dagli abitanti dell’altro quartiere: “Jebal Mohsen – racconta Abu Yusof – era sotto assedio ma siamo un’unica famiglia con Bab al-Tabbaneh. Avevo un negozio in quel quartiere e ho vissuto lì ma l’intervento dei politici ci ha distrutti”.
Sono circa un milione i siriani che, in oltre tre anni di guerra civile, hanno trovato rifugio in Libano. Una cifra che rappresenta quasi un quarto della popolazione del Paese che li ospita. E se le condizioni nei campi rifugiati sono drammatiche, diventa sempre più difficile per un Paese tanto piccolo far fronte a una simile emergenza.