Nella Repubblica Centrafricana, divisa tra milizie islamiche e cristiane, è l’ora delle rappresaglie.
Almeno quindici persone sono state uccise nella capitale Bangui, accanto al quartiere commerciale in cui i guerriglieri musulmani sono assediati da settimane dai miliziani cristiani anti-balaka.
Nel disinteresse della comunità internazionale, la crisi dimenticata ha già provocato la morte di duemila persone. L’Onu ha chiesto di inviare fino a diecimila caschi blu, ma al momento solo Francia e Unione africana sono intervenute.
“È una situazione mai vista prima. Siamo in un Paese che non può più garantire la salute, l’istruzione e gli altri servizi essenziali – spiega Henry Babila, responsabile di FairMed, una ONG svizzera – È indescrivibile. Ora, l’intero Paese è nelle mani delle organizzazioni non governative. I dipendenti pubblici non vengono pagati da 6 mesi. Il sistema economico è crollato completamente”.
Oltre 130.000 persone sono fuggite in Camerun. 76.000 in Ciad. In tanti muoiono di fame durante la fuga. Un quarto di loro sono bambini con meno di 4 anni.