La Russia ha ritirato le sue obiezioni e ha dato l’ok alla missione di monitoraggio dell’Ocse in Ukraina. Un centinaio di militari dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa andrà nella regione nel ruolo di osservatori internazionali e vi resterà per sei mesi.
L’accordo tra i 57 Paesi Ocse e Mosca non sembra, però, preludere alla fine della crisi.
“Siamo felici che la Russia si sia unita alla risoluzione che permette di inviare gli osservatori in Ukraina – ha detto l’ambasciatore americano presso l’Ocse Daniel Baer -. La decisione prevede che gli osservatori entrino in azione in 24 ore, quindi questo significa che i militari arriveranno sul campo oggi o al massimo domattina”
Ma su quale sarà il loro campo d’azione si giocherà un’altra partita diplomatica, visto che il testo dell’Ocse parla di Ukraina ma non di Crimea.
“Partiamo dalla constatazione del fatto che il mandato della missione è assolutamente chiaro – ha dichiarato l’ambasciatore russo presso l’Ocse Andrey Kelin – e che si basa sulla realtà geo-politica esistente, cioè che oggi la Crimea è parte della Federazione russa”.
Già a inizio marzo osservatori dell’Ocse erano stati fermati da uomini armati filo russi in quello che oggi, dopo l’annessione celebrata ieri da Mosca, sembra essere diventato il confine tra Crimea e UKraina.
I militari Ocse dovrebbero andare a Odessa, Donetsk, Luhansk, città dove due settimane fa si sono verificati scontri tra filo russi e filo ukraini.