Referendum in Crimea, Yevpatoria divisa tra boicotaggio e gioia

2014-03-16 6

Anche per Yevpatoria, come per il resto della Crimea, è il giorno della verità. Situata sulla costa a 60 chilometri dalla capitale questa cittadina ben rappresenta, a livello sociale, le complessità della regione di fronte al referendum sull’annessione alla Russia.

A Ismail Bey, area a maggioranza tatara, un gruppetto di persone davanti ai seggi controllano che nessuno ignori il boicottaggio della consultazione indetto dai vertici della comunità.

“Diciamo a tutti i tatari di Crimea: non votate!”, spiega un uomo di etnia tatara. “Non riconosciamo questo referendum come legittimo. Non esiste una legge per indire un referendum, non vogliamo diventare parte della Russia e non vogliamo Putin”, aggiunge una donna.

Tutt’altro clima, decisamente più tranquillo, si respira in un altro seggio, questa volta nel quartiere centrale della città a maggioranza russofona. Qui le operazioni proseguono spedite con un’affluenza di elettori molto maggiore.

“Abbiamo così tanta terra che non viene sfruttata. In Crimea possiamo allevare animali, possiamo coltivare, abbiamo le fabbriche, abbiamo il gas e splendide località turistiche”, spiega una sostenitrice dell’annessione alla Russia.

“Per cui non credo che saremo come dei mendicanti all’interno della Russia. I mendicanti sono quelli di Kiev che hanno preso tutti i soldi della Crimea e non hanno dato nulla per lo sviluppo di questa repubblica”.

Parole forti, considerato che il bilancio della Crimea, in realtà, è coperto per quasi due terzi dai sussidi di Kiev.

“C‘è pochissima suspense per quanto riguarda il referendum dato che l’esito si dà per scontato: sarà una massiccia vittoria del ‘Sì’ alla separazione”, racconta il corrispondente di Euronews Sergio Cantone.

“Ma l’emozione non manca, la popolazione russofona, infatti, è felice e non vede l’ora di avere il risultato ufficializzato”, conclude.