Mosca fa sapere che rispetterà l’esito del referendum in Crimea, Washington ribadisce l’illegittimità del voto di domenica prossima.
Le visioni della Casa Bianca e del Cremlino sul futuro dell’Ucraina restano distanti. Al termine dell’incontro a Londra tra Lavrov e Kerry – durato sei ore – i due capi delle diplomazie hanno tenuto conferenze stampa separate.
Le sanzioni contro la Russia sarebbero – sostiene Lavrov – uno strumento controproducente: “La crisi in Crimea non può essere affronatata non tenendo in considerazione il corso della storia e indipendentemente dal fatto che ci sono dei precedenti. È un dato di fatto, tutti possono comprenderlo – sostiene il rappresentante del governo russo – E lo dico consapevole delle mie responsabilità. la Crimea per la Russia rappresenta più delle isole Comore per la Francia o delle Falkland per il Regno Unito”.
Il segretario di Stato statunitense ha presentato al ministro degli Esteri russo nuove proposte che Lavrov dovrà sottoporre al Cremlino, accompagnate da un avvertimento: la Casa Bianca reagirà subito se avrà luogo il referendum sulla secessione.
“Ci auguriamo che il Presidente Putin riconosca che niente di quanto abbiamo affermato possa essere considerato come una minaccia – ha detto John Kerry – Non c‘è nulla di personale, è una questione di rispetto verso la struttura internazionale, multi-laterale, creata dopo la seconda Guerra Mondiale e verso la norme di comportamento riguardo i processi di annessione, secessione e indipendenza degli Stati sovrani”.