Non sono solo le proteste più imponenti da quando Nicolas Maduro è stato eletto alla presidenza del Venezuela, ma sono le maggiori nel Paese da decenni.
Il malessere è esploso all’inizio di febbraio, quando gli studenti hanno chiesto più sicurezza dopo il tentato stupro contro una ragazza.
Il Venezuela è il 5°Paese al mondo per il tasso id criminalità e quello di omicidi.
La protesta pacifica è presto degenerata: si stima che almeno 30 manifestanti siano stati uccisi, mentre i più importanti leader della protesta sono stati arrestati.
L’instabilità e l’insicurezza non sono i soli problemi per i venezuelani, che devono fare i conti con un’ondata inflazionistica record e la mancanza di riserve di beni di prima necessità.
“Sono in fila da un’ora e non c‘è più caffé né carta igienica”.
“Non c‘è più caffé, farina, olio, burro, cereali. Mancano i beni di prima necessità, non di lusso”.
Nicolas Maduro è succeduto a Hugo Chavez, vincendo di misura le presidenziali dello scorso aprile.
Proponendosi come presidente-operaio, ha promesso di tagliare gli sprechi e di condurre il Paese verso il socialismo del 21 esimo secolo.
Promesse non mantenute finora, le condizioni di vita dei venezuelani sono infatti peggiorate.
Maduro punta il dito contro Washington, agitando lo spettro della cospirazione americana.
Gli analisti parlano di un sistema monetario fuori controllo e di nazionalizzazioni che hanno di fatto strangolato il settore privato.
La protesta ha avuto le sue casse di risonanza sui social network.
Una protesta che potrebbe portare lontano, la Costituzione permette infatti la convocazione di un referendum a metà mandato presidenziale per revocare l’incarico al Capo di stato.