La prospettiva di elezioni rischia di affondare la possibilità di risolvere con i negoziati il conflitto in Siria, che si appresta a entrare nel quarto anno.
A mettere in guardia è l’Onu, mentre il presidente Bashar al-Assad – in carica dal 2000 – non ha ancora ufficializzato la candidatura a un voto che dovrebbe tenersi in maggio o giugno.
“Vi sono molti segnali che sembrano indicare la tenuta di elezioni. In caso di elezioni, il mio sospetto è che l’opposizione, tutte le opposizioni, non mostreranno interesse a trattatare con il governo”.
Le preoccupazioni del mediatore internazionale Lakhdar Brahimi – più volte sul punto di lasciare – sono arrivate anche alla luce dell’approvazione della nuova legge elettorale.
La legge consente a più di un candidato di partecipare, ma con condizioni che rendono questa possibilità più teorica che pratica.
Le due tornate di negoziati a Ginevra non hanno fermato il conflitto in Siria, il cui terzo anniversario viene commemorato in tutto il mondo.
Tre anni che hanno fatto oltre 140.000 morti e costretto circa nove milioni di persone ad allontanarsi dalle proprie case – secondo cifre Onu – creando la peggiore crisi umanitaria dal genocidio in Ruanda del 1994.