Tre anni dopo l’inizio della guerra civile, la Siria è un Paese distrutto. Più di 140.000 le vittime. Metà della popolazione lontana dalle proprie case. Senza contare i danni all’economia: nel 2010 il Prodotto Interno Lordo ammontava a 60 milardi di euro. Ora è crollato del 50%. In questi anni la comunità internazionale ha assistito impotente allo scontro tra l’esercito di Bashar al Assad e gli oppositori al regime. E la questione siriana sembra ormai passata in secondo piano: “Nel momento in cui avremmo bisogno che i Paesi più importanti al mondo fossero in grado di riunirsi per spianare le loro divergenze e cercare un modo per promuovere la pace in Siria – dice Antonio Guterres, Alto Commissario dell’ONU per i rifugiati – la tensione legata all’Ucraina di certo non aiuta”.
Bashar al Assad intanto è tornato a farsi vedere. Il presidente che resta a Damasco, ha visitato un campo rifugiati ad Adra, località a una ventina di chilometri dalla capitale.
Gli scontri non si fermano. Domenica la città di Latakia è stata colpita da razzi lanciati da notevole distanza. Un attacco che ha impedito il trasferimento al porto di un carico di agenti chimici, parte dell’arsenale del capo di Stato che dovrà essere distrutto.