Come si costruisce un ritorno in grande stile nel mondo dei giocattoli? Le istruzioni le trovate nella scatola dei risultati finanziari della Lego.
A colpi di mattoncini, l’azienda danese è riuscita a riassemblarsi dopo la crisi d’identità di fine anni novanta culminata nel rosso del 2003.
Il segreto? Un ritorno alle origini. Venduti i parchi di divertimenti “Legoland” e tagliati i costi, il numero uno Joergen Vig Knudstorp si è dedicato solo a sviluppare costruzioni accattivanti.
Risultato: nel 2013 l’utile netto è cresciuto del 9%, toccando gli 820 milioni di euro. Le vendite sono salite a circa 3,4 miliardi di euro, ovvero il quadruplo rispetto a dieci anni prima.
“I nostri team di sviluppo – spiega Knudstorp – sono stati estremamente abili nel capire i bambini, nell’ascoltarli, e nell’individuare il tipo di prodotti, di concetti e di idee che ci possono portare in cima alla lista dei desideri dei piccoli”.
Perché limitarsi ai bambini, però, considerato che intere generazioni sono cresciute spargendo mattoncini sul tappeto.
“Sono sempre di più gli adulti, lo vediamo ormai da molti anni, che amano giocare con i Lego – aggiunge Knudstorp – e continueremo a vederlo perché Lego, come brand, esiste da così tanti anni che anche i più grandi si possono divertire a costruire set più avanzati”.
Nel 2013 la Lego è cresciuta più velocemente del settore giocattoli, avvicinandosi così alla leader, l’americana Mattel.
Merito dei mercati asiatici, dove ha registrato crescite a doppia cifra, ma anche di prodotti basati su serie famose, come “Guerre Stellari” o la saga di Harry Potter.
“Il nostro impegno principale è nel focalizzarci sull’idea di base e continuare a reinventarla. E poi è bello che ci siano anche i film e i videogiochi, anche questo ha contribuito certamente in maniera molto sinergica a sostenere i nostri risultati”, conclude Knudstorp.
In effetti, c‘è ancora da aggiungere l’ultimo tassello di “The Lego Movie”. Il film d’animazione è rimasto per settimane in cima alla classifica del box office americano e ora l’azienda attende di scoprirne l’impatto sulle vendite.
Nel frattempo, promette di costruire centri di reclutamento per nuovi talenti in tutto il mondo, Cina compresa. Che forma avranno? L’unico limite è la fantasia.