Ricercato per omicidio di massa. È scesa in fretta la parabola di Viktor Yanukovich, due giorni fa ancora presidente, poche ore dopo fuggiasco. Prima a bordo di un elicottero, verso l’est del Paese. Che ha provato a lasciare, senza riuscirci, partendo da Donetsk.
Si è diretto, poi, in Crimea, ultimo avvistamento a Balaclava, lasciata a bordo di un’auto per ignota destinazione, assieme a uno dei suoi più fedeli collaboratori.
Voci non confermate lo danno nascosto in un bunker all’interno di un monastero a Donestk.
La scelta della regione che si affaccia sul Mar Nero non è stata casuale. Molti sono i sostenitori del deposto presidente. Nella città di Kerch sabato ci sono stati violenti scontri tra chi chiedeva di onorare la memoria dei morti di piazza Maidan e i supporter di Yanukovich, per lo più di etnia russa.
Ma non tutti i filorussi si schierano a favore del regime appena caduto. Domenica a Sebastopoli, altra città della Crimea, 50.000 persone sono scese in piazza sventolando bandiere dell’ingombrante vicino, in un clima in cui si parla sempre insistentemente di secessione.
Ma i tartari, organizzatori della manifestazione approvino le decisioni del Parlamento ucraino e condannano il regime di Yanukovich “colpevole di aver ucciso decinde di cittadini”.