Gli scontri tra cristiani e musulmani nella Repubblica Centrafricana non si fermano nonostante l’intervento delle forze speciali francesi e dell’Unione africana.
È di almeno 75 morti il bilancio dopo una settimana di scontri a Boda, distante 100 chilometri dalla capitale Bangui. La città è nel caos da quando ha subito l’invasione dei ribelli islamici Seleka, in fuga e senza comando.
“Sono amareggiato e rassegnato perché qui non c‘è pace – dice George, un abitante di Boda – Abbiamo perso le nostre case. Stiamo perdendo i nostri cari, vogliamo la pace”.
Il Paese è precipitato nelle violenze settarie dopo il rovesciamento, a marzo, del Presidente François Bozizé a vantaggio dei ribelli islamici. Il Presidente golpista, Michel Djotodia, è stato costretto a dimettersi e da gennaio c‘è un governo di transizione. La forza militare internazionale ha liberato Bangui dai miliziani Seleka, scatenando, però, i saccheggi e le rappresaglie dei cristiani.
“Guarda vivono i centrafricani. Come vivo io – ammette Graceadieu, un giovane che si è unito ai saccheggi – Ho rubato il motore di un climatizzatore e lo rivenderò a 1 euro per comprare da mangiare ai miei figli”.
Oltre mille persone sono state uccise e sono quasi un milione gli sfollati in un Paese di 4 milioni e mezzo di abitanti.
Secondo l’Onu, sono necessari almeno 10mila caschi blu da affiancare ai 1600 soldati francesi.