È ricomparso dopo otto giorni, e parla di una sorta di “squadrone della morte russo”: Dmitro Bulatov, uno dei leader dell’opposizione ucraina, dice di essere stato torturato per giorni da uomini che parlavano russo, e non il russo che si parla in Ucraina.
Di lui si erano perse le tracce il 22 gennaio. I sequestratori, racconta, lo hanno rilasciato dopo avergli mozzato parte di un orecchio, averlo malmenato e torturato in vari modi. È stato ritrovato mentre camminava, insanguinato, in un paesino vicino a Borispil, non lontano da Kiev.
Nel pomeriggio ha subito un intervento chirurgico. Il Ministero dell’Interno ucraino, con un’infelice scelta dei tempi, ha annunciato l’apertura di un’inchiesta contro di lui e altri leader del suo movimento, per aver illegalmente bloccato il traffico nelle scorse settimane intorno ai palazzi delle istituzioni, organizzando cortei di veicoli.
Naturalmente è anche in corso un’inchiesta sul suo sequestro.
Nelle stesse ore, il Presidente Yanukovich ha firmato la legge d’amnistia per i manifestanti e la revoca della legge contro le proteste.