Era sparito da otto giorni. È ricomparso in queste condizioni, Dmitry Bulatov. Bussando alla porta di un’abitazione in un villaggio, ai margini delle foreste alle porte di Kiev dove già altri attivisti sono stati ritrovati. Uno di essi senza vita.
“Sono stato crocifisso, inchiodato. Mi hanno tagliato le orecchie e la faccia. Ho ferite su tutto il corpo. Ma grazie a Dio sono vivo” ha raccontato.
Bulatov, che secondo i medici non è in pericolo di vita, afferma che i suoi rapitori e torturatori avessero accento russo.
Sparisce dalla scena, invece, per un paio di giorni, il presidente Yanukovich, che si è dato malato.
Tra la gente c‘è chi pensa sia solo una mossa tattica. “Gli manca la forza di volontà di dire alla comunità: ‘ho sbagliato, è terribile, questi crimini devono essere puniti’. Non avendo la forza di volontà, fa ciò che farebbe una persona debole: finge di essere malato”.
Ma il presidente, dopo l’approvazione della legge di amnistia per tutti i manifestanti, e le dimissioni del premier Azarov, ritiene siano stati compiuti tutti i passi necessari per stemperare la tensione e che ora la palla sia torna nel campo dell’opposizione.