Dagli inizi degli anni Novanta,
dopo l’apertura all’economia di mercato , il Vietnam vive un ventennio di boom economico.
La crisi economica globale iniziata nel 2008 e il pugno di ferro del regime comunista hanno però inciso un certo rallentamento al ritmo della modernizzazione.
Per accelerare la quale il governo, che ancora controlla il 40% dell’economia, ha iniziato nel 2012 un lento processo di privatizzazioni e attrazione dei capitali esteri. Il settore alimentare è quello col potenziale maggiore. Sembrano averlo capito bene due imprenditori francesi impegnati nella lavorazione del cacao in un’azienda poco fuori Ho Chi Minh City. I fondatori dell’azienda Marou Chocolate ci spiegano che il loro obiettivo è preservare la qualità per questo comprano soltanto dai piccoli produttori locali/
Il fondatore di Marou Chocolate Vincent Mourou ci spiega che l’obiettivo della loro azienda è preservare la qualità del prodotto:“Marou è un brand sinonimo di: qualità, autencità, dimensione locale e gusto. Vogliamo diventare grandi artigiani del cioccolato e non un’industria del cioccolato.
L’eccellenza di Marou non è un caso isolato in Vietnam. L’influenza occidentale comincia a farsi sentire, in positivo, anche in altri prodotti.
Samuel Maruta, socio di Marou Chocolate, racconta:“La salsa di pesce, Phu Quoc, ha ottenuto la denominazione di origine protetta. Credo che l’Unione europea abbia avuto in questo un ruolo molto importante. Credo sia la conferma a una tendenza verso il riconoscimento dei prodotti di qualità realizzati in Vietnam”.
Come molti altri paesi comunisti dell’area ad aver abbracciato un’economia di mercato il Vietnam ha visto crescere la classe media e il numero dei consumatori.
Bruxelles e Washington puntano alla firma di un accordo di libero scambio .Dopo l’avvio dei negoziati circa un anno fa, l’Unione europea ha già inviato in Vietnam una missione d’industriali, alla ricerca di partnership con imprenditori locali. Al viaggio ha partecipato anche il Commissario Ue responsabile per l’industria Antonio Tajani che racconta:“Per combattere contro la delocalizzazione delle nostre imprese, dobbiamo aiutarle a internazionalizzardi. Sfortunamente è appena il 13% delle pmi europee ad avere una dimensione internazionale”.
L’Unione europea ha investito circa 4 miliardi di euro nella creazione di un centro di orientamento con base a Ho Chi Minh City per le Pmi europee alle prese con la burocrazia e il sistema locale. La sfida pu grande, però, è riuscire a convivere con un sistema politico dominato dal partito unico e dalle tendenze repressive, come dimostra il numero di incarcerazioni di giornalisti impegnati nella denuncia dei casi di corruzione.
Per Franz Jessen, Ambasciatore dell’Unione europea in Vietnam:“Se si pensa alla libertà di pensiero, c‘è ancora molta strada da fare. Il Vietnam è ancora un paese molto difficile. Se la classe politica punta a ricevere maggiori investimenti europei deve anche iniziare ad affrontare questioni spinose. Gli investitori non guardano soltanto al contesto economico ma anche al più ampio contesto sociale e politico”.
Altro settore dal grandissimo potenziale economico è il turismo. Nel 2013 sono stati oltre 6 milioni i turisti ad essersi recati in Vietnam.
Nguyen Van Tuan, Presidente della camera del turismo vietnamita afferma:Spero che la cooperazione tra l’Unione europea e il Vietnam non sia a senso unico. Vogliamo il supporto dell’Europa, ma anche che venga rilasciato un maggior numero di visti ai cittadini vietnamiti in arrivo in Europa”.
L’aumento di turisti in arrivo in Europa dal Vietnam è giudicato positivo in vista di eventi come l’expo di Milano o gli europei di calcio in Francia. Ciò che più interessa all’Europa è poter entrare nel settore turistico locale, in fortissima espansione negli ultimi anni.
Il Vietnam è anche il secondo esportatore mondiale di caffè, dopo il Brasile. Tra i marchi in crescita nel paese Oriberry. Nato nel 2007 da un progetto sviluppato da una Ong per aiutare i produttori locali a sopravvivere alla grande distribuzione. Al centro degli interessi internazionali, l’azienda punta a difendere la sua vocazione originale.
Dao Tran Phuong, Direttore di Oriberry chiarisce il suo punto di vista sul futuro dell’azienda: “Il mio sogno è che Oriberry possa avere diversi produttori di caffé in diverse aree del paese, ognuno con il suo marchio, il suo punto vendita. Si creerebbero molte opportunità interessanti, oltre che per loro, anche per noi, per avere maggiore ricerca sulle qualità e le tipologie di caffé”.