È tornato a gridare al complotto e ad attaccare la magistratura il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan, il cui governo è stato travolto dall’inchiesta per corruzione. In manette dal 17 dicembre sono finite oltre 20 persone. ‘‘Questo è un tentativo di assassinare la volontà nazionale. In Turchia è stato tentato un colpo di stato giudiziario, ma noi ci opporremo a questa operazione volta a colpire il futuro e la stabilità del Paese,” ha detto il capo del governo.
Dietro al complotto, per il premier, ci sarebbe il movimento islamista Hizmet, guidato da Fethullah Gulen, prima alleato poi avversario del partito al governo. L’intellettuale, molto influente, risiede da tempo negli Stati Uniti.
L’inchiesta per corruzione si è abbattuta come una bufera sul premier turco quando manca poco alle elezioni amministrative di marzo. Non è bastato il rimpasto della compagine governativa, con le dimissioni degli uomini colpiti dalle indagini, a placare la piazza. A Istanbul migliaia di persone nelle scorse settimane hanno chiesto le dimissioni del premier.