Un segno che la soluzione del caso s’avvicina oppure l’occhio del ciclone della crisi? La liberazione di Ana Paula Alminhana Maciel, prima degli attivisti di Greenpeace ad uscire dalle carceri di San Pietroburgo, galvanizza il movimento ambientalista. Per gli altri membri del gruppo arrestati e incriminati dalle autorità di Mosca dopo l’azione contro una piattaforma di estrazione petrolifera nell’Artico, il futuro resta incerto, benchè il tribunale abbia convalidato il rilascio su cauzione.
“Tutti sanno bene che la cauzione non significa tornare definitivamente in libertà” dice Tatyana Kriubakhina, attivista e interprete “che le limitazioni non finiranno subito ma anche quando sono stati trasferiti da Murmansk a San Pietroburgo sono stati sollevati nel vedere il sole durante l’ora d’aria. Anche solo la prospettiva di uscire di prigione temporaneamente è apprezzabile”.
Quindici su 30 dei militanti di Greenpeace arrestati sono liberi su cauzione ma il rilascio sarà effettivo quando la cauzione sarà versata materialmente, come è stato per la brasiliana Ana Paula.
Patric Salize, coordinatore della comunicazione di Greenpeace: “L’intera organizzazione lavora su questa crisi” spiega “perchè dai tempi dall’attentato al Rainbow Warrior non abbiamo più affrontato una situazione del genere. È una minaccia non soltanto per la nostra organizzazione ma per l’intero movimento ambientalista”.
Il nostro inviato a San Pietroburgo Denis Loctier: “Il rilascio della prima tra gli attivista accusati aumenta le speranze dei loro sostenitori. Ma le incriminazioni più gravi non sono cadute. Fino alla sentenza definitiva la sorte dei 30 Save the Artic resta incerta”.