Col trascorrere delle ore cresce l’emergenza nelle Filippine devastate dal tifone. I numeri sono quelli di un dramma umanitario: quasi 12 milioni le persone colpite, 800 mila i senza tetto secondo l’Onu. Fango e morte: questo è lo scenario del dopo Haiyan, con le macerie di ogni tipo che hanno invaso le strade. Nel caldo tropicale l’odore è irrespirabile, difficile la ricerca degli scomparsi e si teme il diffondersi di epidemie.
La più distrutta è la provincia di Leyte, l’80 per cento della quale è stata rasa al suolo, secondo la polizia locale. 2 mila sono i dispersi nel solo capoluogo Tacloban. In azione i saccheggiatori che hanno svuotato i supermercati, come racconta a euronews un testimone che preferisce restare anonimo e che ha filmato un assalto al centro commerciale. “Ero in bicicletta a Tacloban e stavo scattando delle fotografie. Mentre passavo ho visto della gente che entrava nel centro commerciale. Mi sono incuriosito e sono andato a vedere all’interno: queste persone stavano rubando generi alimentari e non solo, anche vestiti, scarpe, orologi , televisori e computer portatili.”
L’Onu ha lanciato un appello per la raccolta di 301 milioni di dollari (circa 225 milioni di euro) per aiutare le Filippine. Mancano i beni di prima necessità sempre più difficili da reperire nelle zone devastate. A regnare è il caos assoluto, dice a euronews Key Clemente, sopravvissuta al tifone. “Abbiamo innanzittutto bisogno di acqua, non c‘è n‘è, non c‘è neanche abbastanza cibo, mangiamo a stento. Serve sicurezza. Ho sentito raccontare che i ladri sono entrati nelle case. Ci sono state delle sparatorie, le persone si stanno uccidendo tra di loro, sono stati denunciati anche degli stupri. Non c‘è polizia, nessun controllo, i cittadini di Tacloban sono tagliati fuori dal sistema di comunicazioni. Siamo nel caos totale.”
La disperazione aumenta e si cerca di fuggire dal disastro. I sopravvissuti tentanto in tutti i modi di raggiungere un aereo che li porti via, lontano da Tacloban.
‘‘Una missione molto difficile’‘: euronews ha intervistato Elisabeth Byrs, portavoce del PAM
Laurence Alexandrowicz, euronews: ‘‘Prima di parlare di aiuti umanitari in senso stretto, le chiedo se le Nazioni Unite hanno un’idea del numero delle vittime. Si parla di 10 mila morti, bisogna aspettarsi un bilancio più grave? Molto alto anche il numero dei feriti gravi?’‘
Elisabeth Byrs: ‘‘È molto difficile stilare un bilancio definitivo in questo momento. Le prime stime si riferiscono a Tacloban e alla regione. Le Filippine sono un arcipelago di 7 mila piccole isole su 600 chilometri e la costa è stata spazzata via. Non si avranno cifre esatte fino a quando i soccorsi non avranno raggiunto tutto il territorio, anche i luoghi più lontani e isolati e questo non succederà in breve tempo. La nostra priorità adesso sono i sopravvissuti.’‘
Laurence Alexandrowicz, euronews: ‘’ Come agenzia delle Nazioni Uniti siete in prima linea nella lotta contro la fame. Qual è stata la vostra prima assistenza di emergenza nelle Filippine?’‘
Elisabeth Byrs: ‘‘Prima che il tifone si abbattesse, avevamo già predisposto l’invio di biscotti ad alto contenuto energetico e di 2mila tonnellate di riso. 44 tonnellate di biscotti ad alto contenuto energetico sono arrivati ieri a Tacloban e sono pronti all’uso. Non hanno bisogno di essere cotti o preparati e hanno tutte le vitamine necessarie. Queste 44 tonnellate daranno nutrimento a 120mila persone. 161 tonnellate sono in viaggio, c‘è un ponte aero tra i nostri depositi attrezzati per l’emergenza umanitaria che si trovano a Dubai, Manila e Tacloban. Con questa prima fornitura di alimenti speriamo di poter aiutare i sopravvissuti nella prima settimana.’‘
Laurence Alexandrowicz, euronews: ‘‘Esistono degli ostacoli evidenti: la minaccia dei saccheggi e anche la morfologia geografica del Paese come lei diceva composto da 7mila isole. Come gestirete queste difficoltà?’‘
Elisabeth Byrs: ‘‘Credo che sarà un incubo sotto il profilo logistico, si tratta di una grande sfida per tutte le agenzie umanitarie. C‘è una grande devastazione e per ogni passo che si fa in avanti è necessario tagliare un albero, un pilone… e questo rallenta tutto. Tra Tacloban e il suo aeroporto ci sono undici chilometri e per percorrerli ci vogliono 6 ore. Basta questo ad dare la misura delle difficoltà nel nostro lavoro di assistenza.’‘
Laurence Alexandrowicz, euronews: ‘‘Questa catastrofe ricorda tragicamente lo tsunami del 2004. All’epoca si disse che c’era stata una concorrenza tra le Ong. Avete imparato la lezione?’‘
Elisabeth Byrs: ‘‘Il parallelo è stato fatto quando i primi esperti sono arrivati sul posto, il paesaggio lunare con la sua distruzione ricordava esattamente quello post tsunami in Indonesia. Il paragone penso, pero’, che si fermi qui. Dopo ogni catastrofe, le Nazioni Unite e le Ong hanno tratto una lezione. Quella principale è che non bisogna precipitarsi. Per rendere l’intervento più efficace, bisogna organizzare bene la logi