Ció che resta delle Filippine è un paesaggio desolato e distrutto dopo il passaggio del tifone Haiyan, che ha raso al suolo ogni cosa. Si prosegue nella conta dei morti, il cui bilancio cambia di ora in ora, cosí come cambia quello dei dispersi.
L’agenzia nazionale per i disastri parla di almeno 10mila morti e di 4 milioni di bambini coinvolti.
Il presidente delle Filippine, Benigno Aquino, ha dichiarato lo stato di calamità naturale: “Lo abbiamo fatto per accelerare le attività di soccorso, per riorganizzare le province colpite dal tifone e per controllare prezzi di alimenti e servizi”.
Una delle piú potenti tempeste della storia ha spazzato via con venti che hanno toccato i 300 chilometri orari, intere città.
Una donna che ha perso la figlia durante la mareggiata dice: “Mi è scivolata dalle mani e non sono riuscita a trattenerla. Credo lo abbia fatto perchè almeno io mi salvassi: lei aveva capito che in due eravamo troppo pesanti”.
L’emergenza oggi è per chi è rimasto vivo. Per le strade come rifiuti ci sono i corpi delle vittime, avvolti in sacchi di plastica, sotto il sole e in decomposizione. Prima o poi dovranno essere sepolti, ma ancora non si sa dove.
Intanto, in tutto il mondo scatta l’operazione umanitaria, che vede il coinvolgimento di 22 paesi, tra cui l’Italia.