Il mondo intero si mobilita per soccorrere le Filippine. Sull’arcipelago devastato dal tifone Haiyan stanno arrivando tonnellate di viveri, tende, materiale sanitario e di prima necessità oltre a personale medico, militari e specialisti della logistica. È una corsa contro il tempo per evitare che il numero delle vittime (più di diecimila) possa aumentare. La difficoltà è raggiungere le zone più remote del Paese e capire quante persone mancano ancora all’appello.
“Per favore, dite alla mia famiglia che sono viva – chiede tra le lacrime Erika Mae Karakot,una superstite – Qui abbiamo bisogno di acqua e medicine perché molte persone sono ferite. Alcune sono disidratate a causa della carenza d’acqua e di cibo”.
Nelle aree che hanno subito più danni, dove il governo ha dichiarato lo stato di emergenza,
dilagano gli episodi di saccheggio. Quel che resta delle case, così come le stazioni di rifornimento, vengono prese d’assalto per trovare viveri e carburanti. L’esercito è stato dispiegato per mettere fine alle razzie.
Ma anche in una simile devastazione la vita reclama il proprio posto. Sul pavimento di una sala dell’aeroporto di Tacloban, semidistrutto dal tifone, una giovane di ventun’anni,assistita da un medico militare, ha dato alla luce una bambina.