Un Paese sconvolto in attesa degli aiuti internazionali. Così alcuni dei corrispondenti permanenti in Asia descrivono la situazione nelle Filippine dopo il passaggio del super tifone Hiyan.
Con una stima ancora approssimativa di 10.000 morti, il Paese del Pacifico affronta al momento due problemi principali: il completo isolamento di intere aree e di molte isole, ridotte a distese di fango; l’urgenza di distrubuire acqua potabile, strumento primario per evitare il rapido diffondersi di malattie infettive.
Benchè la tenacia della vita si riveli anche in questo scenario di devastazione, con un parto seguito dai medici sul pavimento dell’aeroporto di Tacloban, il problema in queste ore è, al di là del soccorso da portare ai sopravvissuti, la necessità di recuperare rapidamente i corpi delle migliaia di vittime che rischiano di contribuire al degrado delle condizioni igenico-sanitarie generali.
La macchina degli aiuti internazionali si è subito messa in moto: i primi aiuti del World Food Programme sono partiti dalla Malesia; un contingente di 90 marines statunitensi è decollato alla volta di Manila come primo contributo alle operazioni di ricerca; 3 milioni di euro è la cifra sbloccata dalla Commissione Europea; 7,2 milioni di euro è il contributo del solo Regno Unito.