Nella veglia
d’un sentimento che sta morendo
furtivamente
mi approprio di rimasugli d’amore
Ancora trasudano
dalle fessure d’una carnalità
che fa eco a un risentimento
capace infuocare le vene
Morde l’anima quel lasciarsi andare
a un disavanzo di sensualità
nell’odore acre della notte
squarciata dall’agonia d’un gemito forzato
dell’ugola ribelle
a un inutile librare di mani, di fianchi
di labbra logori d’un rituale
alla ricerca d’un alibi incensurato