Recitazione di Gianluca Regondi.
Musica: James Newton Howard
Regia e Montaggio di Nunzio Buono
È in un turbinio di ascese
che le foglie in discontinuo annoverarsi
a confusione, celano l'esistenza
o si appendono all'ultima illusione.
Da qui
lo sguardo pianse sua, la primavera
dietro un vetro di ricordi abbottonati al vento
in quei silenzi accesi delle luci, alle finestre
apparecchiate a festa,
dove la vita si compone:
e dietro gli occidenti
che rubano i miei occhi
alla stagione che verrà guardando
c'è il tuo guardare che spegne i mille incendi, di una sigaretta
per lasciare esplodere la luna.
Mai saprà quel treno
nel mordere la nebbia dei miei giorni spesi
in quale stazione ferma di un miraggio
rimasi ad aspettarti
così, passeranno ancora le mie notti a piogge
nel sibilo del vento, contro le persiane chiuse di un tramonto
mai tornato giorno
se non con l'urlo delle sere
quando il mare è quieto
e le ali al buio riconoscono il mio passo
e si dileguano allo sferzare di voce di un passero
che torna a riprendere il suo volo.
Zitto il mio silenzio, e mi rileggo
guardando ad est
dove il sole è sole
e nasce nuovo il tempo.