Paolo Amoruso - Giorni di sabbia

2013-08-11 30

Poesia di Paolo Amoruso e Maria Grazia Vai;
tratta dalla silloge "ALDEBARAN" (Ediz. RUPE MUTEVOLE Maggio 2013);
sulle note di " Walk " Ludovido Einaudi;
regia e montaggio video Maria Grazia Vai;
Recitazione Gianluca Regondi;

Come può tanta malinconia
stringermi gli occhi, fingere
d’essere scagliata poco più
in là di un’ombra, per poi tornare
ad essere quell’arco infreddolito
che mi rincorre il vento, le distanze,
il cielo. E farmi male?

Come l’ultima delle solitudini
precedere di pochi passi lo sfioro del pensiero.
L’eco struggente delle margherite
che questo fiato reciso mi ricorda
Quei luoghi lontani a te vicini,
di mareggiate e fiori di ninfee
E frammentato amore -riemerso ieri,
dal sangue della sabbia.

Potesse adunarlo il cielo, come fosse
il penultimo petalo coperto di risposte ferite
tornerebbe a piovere quel silenzio sterile,
dimenticato tra le falde ancora roventi degli sguardi,
ricomincerei, consumando gli zigomi del riflesso,
a pregare le nuvole di fare due passi indietro, prima
d’imbastire la nuca dell’alba, e porgermi nuda tela
sull’inchiostro rabbioso.

Che sia lui a spegnermi il sonno,
con lo stesso sorriso di quando mi salva.

Perché io resti sabbia, oggi.
Perché nessuno oggi mi cammini
gli ultimi percorsi incolti.
Perché tu sia domani, la dolcezza
dell’onda salata, che mi accolga
e conceda ad una montagna d’occhi
e mani.

-Senza che faccia rumore il tempo
ma scorra la vita nel desiderio d’esserti
la cura-